È malinconico. Ma vero. I luoghi restano ciò che sono, anche dopo che noi siamo passati da lì. Come è bella la luce che filtra, polverosa e chiara, raccontando gli angoli e le curve…
E noi passiamo nei luoghi come anonime parti dei luoghi stessi, apparteniamo al paesaggio senza avere una nostra identità, siamo sagome scure che interagiscono con lo spazio, evocando azioni generiche, così compenetrati nella realtà eppure così lontani da ogni sguardo. Mi piace la tua nota sulla luce che, infiltrandosi, descrive il percepito, segno di una presenza o di un’assenza, di una condizione intermedia, sospesa, comunicata e irrisolta, grazie !
Certo, non è questo che intendevo, in effetti. Si tratta di una mia idea di alienazione urbana, in cui le persone diventano parte del paesaggio, la loro identità non conta quanto la loro presenza, sono sagome scure, è forse un’idea di incomunicabilità. Quando noi persone riusciamo ad abitare davvero un luogo allora veramente gli diamo il nostro volto.
Si, allora si. Stasera tornando a casa nel buio della città, guardavo i corpi muoversi in quartieri isolati e tristi, e mi veniva la stessa considerazione. E mi è venuta in mente la frase di Montale, “Milano è un enorme conglomerato di eremiti”. C’entra? Credo…
È malinconico. Ma vero. I luoghi restano ciò che sono, anche dopo che noi siamo passati da lì. Come è bella la luce che filtra, polverosa e chiara, raccontando gli angoli e le curve…
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E noi passiamo nei luoghi come anonime parti dei luoghi stessi, apparteniamo al paesaggio senza avere una nostra identità, siamo sagome scure che interagiscono con lo spazio, evocando azioni generiche, così compenetrati nella realtà eppure così lontani da ogni sguardo. Mi piace la tua nota sulla luce che, infiltrandosi, descrive il percepito, segno di una presenza o di un’assenza, di una condizione intermedia, sospesa, comunicata e irrisolta, grazie !
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Grazie a te. (Ma non sono d’accordo che non abbiamo identità…). Lo stesso luogo, abitato da persone diverse, cambia volto.
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Certo, non è questo che intendevo, in effetti. Si tratta di una mia idea di alienazione urbana, in cui le persone diventano parte del paesaggio, la loro identità non conta quanto la loro presenza, sono sagome scure, è forse un’idea di incomunicabilità. Quando noi persone riusciamo ad abitare davvero un luogo allora veramente gli diamo il nostro volto.
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Si, allora si. Stasera tornando a casa nel buio della città, guardavo i corpi muoversi in quartieri isolati e tristi, e mi veniva la stessa considerazione. E mi è venuta in mente la frase di Montale, “Milano è un enorme conglomerato di eremiti”. C’entra? Credo…
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Assolutamente si !!! Bello questo rimbalzo di impressioni…
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Davvero bello… Spero un giorno di vedere le tue fotografie in una mostra. Buona notte Claudio 😊
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Si! Sarebbe bellissimo, buona notte a te 😊
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E’ vero, fantasmi vaganti senza meta e speranza
Sempre originale e bravo
Buon fine settimana, Claudio
Mistral
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Grazie a te Mistral, buon w.e. anche a te 😊
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