Stamattina camminavo. Guardavo di proposito oltre i passi, occhi bassi. Forse per sentire, come fossi lontano oppure dentro un guscio protettivo, il rumore del mondo già in movimento. Da un lato il grido di potenza dei motori, dall’altro un residuo di silenzio notturno ancora in corpo. Vedevo mentalmente i motorini e le auto passarmi di lato nelle due direzioni. Gli sguardi dei passanti più mattinieri di me. Immaginavo anche quelli, senza distogliere la visuale dal marciapiede, al mio passo regolare.
Verso sera invece, andando incontro al tramonto, mi lasciavo dietro i pensieri del giorno, anche quelli conficcati nel profondo.
Simile ad uno di quei paracadute a motore, tanto distanti da sembrare silenziosi, procedevo scivolando sull’asfalto della via di casa, popolata di colori mai visti. Eppure familiari e intonati alla musica interiore che suonava al ritmo del motore.